Patrizia Bonardi

 

2020 - Scultura mare – Cere d’api pigmentate su legno di tiglio - 75 x 12 x 120 cm





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Mare bandiera

 

La prima intenzione per Mare bandiera è stata quella di cercare colori e forme armoniosi per connettermi e continuare lungo l’esperienza vissuta con Colonne d’acqua 2017, sostenuta dai tanti altri lavori che ho dedicato al mare, i cui titoli mi vengono in successione come nenia d’artista: Marea Nera, Mare zattera, Mare prigione, Fiori Migranti, Siete nel mare Siete qui, Spiagge mediterrane, Ventisei giovani donne, Nasse, Onde anomale.


Parto dalle profondità marine esplorate con Colonne d’acqua 2017, dove blu e verdi intensi prevalgono. Perché parto da li?

Il mio legame con le Colonne si rinsalda nello sguardo amico della violinista Lina Uinskyte, che nelle profondità di Colonne d’acqua ha trovato bellezza e mi spinge a pensare ad ulteriori esiti di questo lavoro.


Guardo l’insieme dei parallelepipedi, stringendo il mio sguardo sui loro particolari cromatici, che nel loro succedersi formano bande di colore. Le immagino bande di una bandiera del mare, una bandiera a cui dare voce, bandiera universale in rappresentanza di tutti i mari.

Esprimere questa idea passa nella scelta di una fisicità e anche in questo caso tendo verso la progettazione di un bassorilievo di cui mi attrae la possibilità di unire forme che si sviluppano nello spazio, a cromie espressive.

Penso a un’unità minima, l’onda che replicata, diventi un insieme marino in movimento cristallizzato.

Ogni nuovo lavoro avrà la sua onda, ma ognuno di queste unità minime assomiglierà alle altre per lunghezza, ampiezza e avrà lo stesso numero di movimenti della linea che forma l’onda e che scelgo di numero sette. Con questa similitudine strutturale voglio assicurarmi un’armonia matematica fra le onde che comporranno i miei lavori, visto che la natura ci stupisce per la sua potenza di riproduzione matematico-organica.

Taglio con pazienza il legno di tiglio in giornate serene di polvere e rumore.

Poi inizia l’avventura con la cera d’api, naturale, complessa e profumata, i cui stati di materia variano sopra i settanta gradi. Creo una relazione con il mio fare, fra le cere, i colori di formulazione antica e il legno.


Con settimane di dedizione e di pensieri rivolti al mare, il primo lavoro del progetto prende vita, nell’intenzione avuta, di far dialogare profondità marine abitabili, con la luce che vi filtra dall’alto. Il primo lavoro di una mostra risulta il più complesso, perché vanno risolti problemi tecnici nuovi che vengono studiati, fra tentativi, intuizioni ed esperienze passate affini.

Assemblo le onde in successione sfalsata, complessivamente la forma ricorda una bandiera al vento.

Eccolo Mare bandiera, mi pare intenso nel suo stagliarsi con sicurezza nello spazio.

Ne godo la presenza e guardo l’inespresso del progetto.  Sono quelle le direzioni per i nuovi lavori.


Patrizia Bonardi










































Umanità del mare di Stefano Taccone


Il mare: cimentarsi nel parlare del mare per uno scrivente può produrre il medesimo effetto di colui che si pone davanti ad esso per contemplarlo. Un senso di sublime kantiano, in quanto terrore per l’impossibilità da parte dell’uomo di relazionarsi adeguatamente alla sua infinita grandezza e coscienza di comprendere comunque questo enorme dislivello. Dall’Odissea omerica a Il vecchio e il mare di Ernest Hemingway, dalla storia – biblica e non solo - del Diluvio a Ventimila leghe sotto i mari di Jules Verne – solo per citare casi stranoti – il mio dubbio è che l’area che ricoprirebbero tutte le pagine relative alla letteratura del mare sarebbe maggiore di quella del mare stesso, che – si badi – occupa circa due terzi della superficie terrestre.

Sul filo dell’ambivalenza del sentimento potremmo continuare a lungo. Il mare è infatti fin da tempi antichissimi una benedizione per la vita umana: il mare offre sostentamento attraverso la pesca; chi vive vicino al mare respira iodio e ne trae grande vantaggio per la salute; chi ha uno sbocco sul mare sviluppa l’attitudine al viaggio, quindi alla curiosità, all’apertura verso le culture altre, e ciò ci permette di risalire almeno ai fenici ed ai greci antichi. Tuttavia il mare è anche una grande minaccia, perché l’uomo resta un animale di terra – benché tutti gli esseri attualmente viventi, pare, discendano da esseri un tempo acquatici –, o al massimo di acqua dolce, e dunque abbandonare la terra ferma per un tempo troppo lungo lo espone a tutti gli enormi pericoli che il suo “nemico-amico” tipicamente gli procura. Il mito delle Colonne d'Ercole che ancora appena mezzo millennio fa mantiene tutto il suo portato di tabù come ha ben occasione di sperimentare un Cristoforo Colombo – e non a torto, visto che il capitano genovese sbaglia clamorosamente i calcoli e, con tutto il suo equipaggio, viene salvato soltanto dall’imponderabile presenza della pseudo-India americana – è forse quanto di più emblematico circa questo versante sinistro del mare – e non a caso Dante le sceglie come umiliazione, annichilimento della curiosità più spinta che sconfina nell’autodistruzione, cambiando il finale al racconto omerico di Ulisse.

Negli ultimi tempi probabilmente sono però due in particolare gli eventi disastrosi che il mare è in grado di evocare. Uno è legato al surriscaldamento globale, con annesso, minacciosissimo, scioglimento dei giacchiai e innalzamento delle maree – scenario peraltro non alieno da una morale che ricorda all’uomo il prezzo dell’infrazione di certi limiti, come per l’Ulisse dantesco. Esso è ampiamente aleggiante nella mostra collettiva La società del rischio, apertasi nell’autunno dello scorso anno sempre al BACS di Leffe, di cui Patrizia Bonardi è curatrice, prima ancora che una degli artisti in mostra; ed in questa ultima veste, con un’opera come Onde anomale (2019), non si lascia sfuggire l’occasione di affrontare tale eufemisticamente scottante questione a partire proprio da una scultura-mare. L’altro, forse ancor più direttamente connesso, almeno sul piano dell’immaginario, al mare, è il dramma dell’immigrazione nel Mediterraneo: donne e uomini – bambine e bambini! – esasperatamente in fuga da territori invivibili che spesso e volentieri trovano un muro di disumanità. E qualche volta anche muri letterali: si veda quello che proprio in queste ore sta costruendo la Spagna con il suo tanto decantato governo non solo genericamente di sinistra – PSOE –, ma con una forte componente di “sinistra radicale” – Podemos.

A questa seconda tragedia assistiamo reiteratamente da una decina d’anni, peraltro, con picchi estivi e non senza che essa trovi una triste controparte nell’aumento dei sentimenti xenofobi nella popolazione italiana ed europea in generale. Ed è appunto da una decina d’anni a questa parte che Patrizia non cessa di allarmare su di essa, tramite sculture-mare - come quella della mostra dell’anno scorso - quali Blue Wound (2011) – anche se in quest’opera il riferimento all’attualità è un attimino più rarefatto -, Mare zattera (2012), Mare prigione (2015) o anche opere di altro genere, Fiori migranti (2015) ad esempio. A questa seconda tragedia ella sembra riferirsi nel momento in cui realizza i suoi ondeggianti plasticismi multicolori. La tecnica della cera ad encausto le permette di raggiungere risultati che nella loro forza evocativa suscitano anche numerosi enigmi ed inciampi noetico-percettivi. Si tratta ad esempio di una scultura astratta o mimetica? Se ad un primo sguardo saremmo portati ad optare per la prima ipotesi, aiutati anche dai colori franti o – in altri frangenti - dal monocromo bianco, un titolo come Mare bandiera ci suggerisce se non qualcosa di opposto quanto meno qualcosa di diverso. Senz’altro insomma l’arricciarsi relativamente regolare del materiale richiama l’attorcigliarsi delle onde e – perché no? – anche i moti vari di una bandiera turbata dal vento, senonché il mimetismo si ferma appunto qui, non giungendo ad interessare i colori che a questo punto, in quanto pluralità di tinte richiama le bandiere dei vari popoli e nel contempo richiama le molteplici identità di chi solca il mare – e magari vi trova anche la morte. La policromia diviene insomma metafora di un mare come zona franca, come cerniera tra le terre che è di tutti – e non di nessuno.

Il rapprendersi di un materiale primariamente liquido – come liquida è l’acqua del mare – e più ancora la stessa operazione di sezionare il mare, e di scegliere non una sezione di mare-tavola, bensì una sezione di mare-onda, potrebbe funzionare inoltre come una sorta di espediente per esorcizzare quel carattere ambivalente del mare di cui si parlava prima, un tentativo di razionalizzarlo, renderlo più prossimo all’umano, toccabile. È possibile infatti toccare il mare? Sì e no, giacché, nel momento in cui allunghi il palmo della mano per lambire quella superficie che i tuoi occhi avrebbero preventivato di accarezzare, l’acqua già non è più la stessa, come ci insegna circa venticinque secoli fa Eraclito, pur adoperando piuttosto l’esempio del fiume. Qui l’onda è solidificata, precisamente collocata in un solo tratto del tempo e dello spazio, pur conservando un segno di potenzialità transeunte.

L’operazione della Bonardi assurge così a qualcosa di non troppo distante da quelli che sono stati – e sono – i tentativi di rendere visibile, disponibile, comprensibile il divino attraverso l’icona. L’arte assume così ancora una volta, come da secoli a questa parte, la sua funzione di punto medio, di terreno di incontro tra il dicibile e l’indicibile, di costante fallimento nella misura in cui essa mira ad una traduzione immediata del secondo – ché tradurre è sempre tradire! -, ma di sollievo nella misura in cui l’umano si accontenta di un veicolo non troppo eccedente la potenza delle sue facoltà che pure contenga in sé la traccia di un ulteriore.













COMUNICATO STAMPA


MARE BANDIERA

di Patrizia Bonardi​

a cura di Stefano Taccone​

dal 12 settembre 2020 al 28 febbraio 2021

BACS - Between Contemporary art and sociology

Via Donizetti 42

Leffe (BG)


"La tecnica della cera ad encausto le permette di raggiungere risultati che nella loro forza evocativa suscitano anche numerosi enigmi ed inciampi noetico-percettivi. Si tratta ad esempio di una scultura astratta o mimetica? "

Stefano Taccone


La mostra personale Mare bandiera di Patrizia Bonardi al BACS di Leffe (BG) curata da Stefano Taccone inaugura sabato 12 settembre 2020. La mostra si apre in stile anti-covid senza assembramenti.

L’artista e il curatore dalle 14.30 alle 19 accompagneranno in piccoli gruppi, di massimo quattro persone, lungo Mare bandiera i visitatori che si prenoteranno entro le 12 di sabato 12 settembre al seguente link:


http://bit.ly/Prenotazioni_VisiteGuidate_BACS


Mare bandiera è un parlare di mare una volta di più in arte, come tensione insopprimibile verso una dimensione intimamente umana.

La vicinanza al mare da tempi antichissimi è una benedizione per la vita umana, nell’ambivalenza della grande minaccia che pur rappresenta per un animale di terra.

Minaccia e possibilità visto che l’uomo ha sfidato se stesso e i proprio limiti, affrontando la navigazione. Dante mise all’inferno un inusitato Ulisse, mai arrivato ad Itaca, perché irrispettoso sfidò i limiti dati, oltrepassando le Colonne d’Ercole, quelle che si immaginava delimitassero il Mediterraneo verso l’oscuro Oceano.

Anche noi oggi come l’Ulisse dantesco, immersi nella scelleratezza del capitalismo, sfidiamo i limiti della natura. L’innalzamento globale delle temperature, il conseguente scioglimento dei

ghiacciai e il progressivo innalzamento dei mari ora ci chiede il conto.


Patrizia Bonardi  lavora da una quindicina d’anni fra attivismo e arti visive contemporanee in special modo su tematiche ambientaliste ed ha al suo attivo diverse sculture-mare. Con Mare Bandiera, per la prima volta, dedica una personale al mare, dopo aver chiuso, sempre al BACS di Leffe, in doppia veste di curatrice e artista la mostra collettiva La società del rischio.

Lì le sculture-mare di Bonardi formavano una grande installazione dal titolo Onde anomale 2019, pesanti e minacciose onde verticali che avevano perso i loro colori travolgendo la terra.


Ora con la mostra Mare Bandiera Bonardi torna al Mediterraneo ritrovandone i colori; riporta in mostra Colonne d’acqua 2017, una grande installazione con cui i nuovi lavori per Mare Bandiera sono in stretto dialogo. Le lucide cere d’api pigmentate, trattate secondo una tecnica ad encausto contemporaneo, sviluppata lungo gli anni da Bonardi, presentano ammalianti cromie marine.


I mari-bandiera di Bonardi si pongono dalla parte del Mare, dalla parte della Natura, dalla parte dell’umanità.

Mentre gli Stati affacciati sul Mediterraneo sventolano bandiere, rivendicano confini invalicabili è  il Mare, grande potenza naturale di tutti e per tutti, a rispondere con la sua propria bandiera. Questa poliedricamente diventa mille possibili bandiere, dai colori cangianti come la superficie del Mare e le sue profondità.


In collaborazione con l’associazione culturale Artists.Sociologists

presso

BACS – Between  Contemporary art and Sociology / Fra arte contemporanea e sociologia

Via Donizetti 42 LEFFE (BG)