Patrizia Bonardi

Onde anomale / Anormal waves

2019 - 6 bassorilievi/riliefs - gesso, sabbia e cera d’api / plaster, sand, beeswax   cm 71x71 x 14

 




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Con i nuovi lavori che ho intitolato proprio ora mentre scrivo Onde anomale / Abnormal waves ho cercato di esprimere un mare che si ribella, come quello dei cambiamenti climatici, quello delle inondazioni, quello dell’innalzamento dei livelli marini rispetto alle terre emerse. L’ho fatto con un drammatico rimescolamento della materia in cui gesso, sabbia e cera d’api vengono fuse in una lavorazione che ha fatto uso del fuoco, della fiamma viva.

La novità di questi 6 pannelli rispetto al mio percorso precedente, seppur in una coerenza di significati e forme, credo sia evidente. Ho provato una grande emozione ed energia, oltre che necessità e determinazione lavorando a questa serie e ho sentito una fusione degli elementi molto potente.

Nel gesso l’acqua si immobilizza inglobando quello che trova lungo il suo percorso, che sia cera che sia sabbia, che sia fuoco. L’acqua non risparmierà nessuno e nessuna cosa lungo il suo cammino di distruzione. Sarà magmatica, sporca e certamente si scorderà i suoi colori cristallini, in quei tragici momenti in cui oltrepasserà i limiti che abbiamo conosciuto e che ci hanno permesso di costruire vicino ad essa, tanta della nostra storia passata e presente.

Patrizia Bonardi




Pensata appositamente per la mostra, affronta la questione dell’abitare dal punto di vista specifico dell’habitat, delle conseguenze ambientali e sociali dell’antropizzazione del pianeta. Le onde sono «anomale» per la loro matericità disturbante, per l’ostacolo cromatico che impedisce loro di corrispondere tanto all’iconografia consolatoria della “marina” quanto a quella romantica, sublime, del mare in tempesta. Effetto, quest’ultimo, creato anche dalla suddivisione in pannelli di lunghezza e larghezza regolari, disposti quasi a mo’ di griglia astratta: è proprio questa scelta, questo distacco critico creato a dispetto di superfici che, di per sé, sarebbero “immersive”, chiamerebbero al tatto e al coinvolgimento totale dello sguardo, a garantire all’opera quell’apertura di senso che le permette di entrare in dialogo sul tema dell’abitare, di tornare insomma alla sua accezione complessiva. Rispetto alla possibilità della chiusura simbolica data dalla metafora “risolta”, l’allestimento crea un’apertura entro la quale il discorso ecologico-ambientale diventa uno dei possibili stimoli sulla questione dell’abitare umano.

Kevin McManus