Z y g m u n t    B a u m a n

P i e r r e   B o u r d i e u

A m a r t y a    S e n

Il sociologo polacco è stato l’incontro determinante per comprendere la forza della sociologia in ambito artistico. Il suo Media, spettatori, attori piccolo scritto del 2004 ha fatto breccia nei miei pensieri facendomi cambiare modalità di lavoro.

Ho colto nelle sue parole la forza della visione e mi sono sentita chiamata come cittadina, prima che come artista, a tentare di andare oltre l’individualismo che schiaccia, e parlare di nuovo in termini sociali.

Diversi miei progetti traggono forza dal suo pensiero: la video installazione Quasar  e il video Not only off direttamente legata a Media, spettatori, attori, l’installazione Crolli liquidi, il progetto Avvolti da pensieri reciproci.


Ho avuto un’immersione nel lavoro di Pierre Bourdieu affrontando la sua fondamentale opera La distinction e il leggendo il libro Libre-echange che ha creato un precedente fondamentale rispetto alla possibilità di collaborazione artisti e sociologi. Si tratta infatti di un libro scritto a quattro mani insieme ad Hans Haacke. Grazie soprattutto a questi studi ho scritto una tesi dal titolo “Incontri inattesi - quando artisti e sociologi dialogano” laureandomi nel 2009 con l’intenzione di portare avanti questa prospettiva nell’arte contemporanea.

Pensando a Bourdieu ho girato un video dal titolo Getting-involved


Benchè vincitore di un premio nobel per l’economia Sen ha una incredibile prospettiva sociologica che mi ha aiutato a realizzare Varchi di incontro uno dei progetti in cui più ho creduto. All’ingresso della GameC (Galleria di arte moderna e contemporanea di Bergamo) ho posto le parole del suo scritto “Identità e violenza” sulle pietre che ricoprono il portale d’ingresso al museo. L’importanza, la centralità, l’essere cardine dell’arte contemporanea era questa l’attribuzione di senso da parte mia nel porre in un posto d’ingresso e di sostegno al museo le Parole di Sen.

Patrizia Bonardi


Sociologists’s books inside my work

La lettura di Indignez vous di Stéphane Hessel è stata fondamentale in un clima di apatia generale, dove le peggiori ingiustizie sembrano parte del sistema, inevitabili controindicazioni.

L’idea fondamentale di Hessel è quella di credere che siamo in grado di muovere le montagne

con la nostra indignazione. Siamo un’onda di dissenso che può sconfiggere le ingiustizie.

Un vecchio saggio che oggi si è spento a distanza di 3 anni dall’uscita del suo incredibile pamphlet, la capacità di chi ha visto, vissuto e lottato prima di noi che si spende in un ultimo fortissimo  messaggio.

Hessel è stato uno dei principali redattori della Dichiarazione universale dei diritti umani!

Ho raccolto il suo Indignez vous nella personale del 2011, creando su un muro lungo una decina di metri un’onda di “NO” che si stagliavano fisicamente in una presenza di “bende di terra”, dove la cera d’api non aveva saputo curare la ferita profonda. Ma forse la cura vera è l’indignazione medesima, è il no che esce dalla solitudine della coscienza e si apre a trovare la condivisione in un progetto di cambiamento.

In quel caso l’onda di “NO” partiva dal video “Fabbrica Italia” ma quante emergenze sociali avrebbero bisogno di indignazione, di partecipazione a un processo di modifica sostanziale del sistema economico e politico attuale!

Hessel nel 2010 aveva scritto:“L’interesse generale deve prevalere sull’interesse particolare, l’equa distribuzione delle ricchezze create dal mondo del lavoro. prevalere sul potere del denaro”.


S t e p h a n e  H e s s e l

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